Maria Bianca Cita Sironi è stata Professore Emerito all’Università di Milano dal 1998, dopo aver ricoperto i ruoli di Professore di Micropaleontologia (1955-1973), Professore ordinario di Micropaleontologia (1973-1978), Geologia (1978-1994) e Geologia Marina (1994-1997) all’Università di Milano. Nel 1942, Maria Bianca Cita Sironi è stata la prima studentessa a iscriversi al nuovo corso in Scienze Geologiche istituito all’Università di Milano, conseguendo la laurea nel luglio del 1946 con il massimo dei voti 110/110 e lode (prima laureata). Inizierà in seguito la sua eccezionale carriera scientifica da geologa, micropaleontologa, stratigrafa e sedimentologa, che la porterà a diventare la prima donna Presidente della Società Geologica Italiana (1989-1990), Direttrice del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano, e Membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1994 è stata insignita della Francis P. Shepard Medal della Society for Sedimentary Geology per l’eccellenza nella Geologia Marina. Dal 2004 al 2008 è stata Presidente della Sottocommissione Internazionale per la Stratigrafia del Neogene e la Classificazione Stratigrafica, all’interno della Commissione Internazionale di Stratigrafia dell’IUGS.
l coinvolgimento di Maria Bianca Cita Sironi con la perforazione scientifica oceanica è iniziato nel 1968, quando è stata invitata a partecipare nel Leg 2 DSDP sulla Glomar Challenger (prima scienziata non statunitense e una delle due prime donne ricercatrici a bordo), per contribuire a confermare la teoria dell’espansione dei fondali oceanici nell’Atlantico centrale.
Successivamente ha preso parte ai Leg 13 e 42 DSDP nel Mar Mediterraneo, in cui ha contribuito, insieme a Bill Ryan e Ken Hsu, alla formulazione della teoria del disseccamento del Mediterraneo durante la Crisi di Salinità Messiniana documentando attraverso i suoi studi l’ambiente deposizionale marino profondo evidenziato dalla microfauna a foraminiferi contenuta nei sedimenti depostisi immediatamente dopo la fine della crisi di salinità. La pubblicazione Late Miocene Desiccation of the Mediterranean, K.J.Hsu, W.B.F. Ryan and M.B.Cita (Nature, Vol. 242, 1973) rappresenta una pietra miliare nella letteratura geologica per aver introdotto nel dibattito scientifico due processi straordinari della recente evoluzione geologica del Mar Mediterraneo, che tuttora non sono universalmente accettati, animando le discussioni scientifiche: 1) che il livello del Mar Mediterraneo sia sceso ben oltre le variazioni eustatiche durante la fase evaporitica, e 2) che la fine della crisi di salinità si sia verificata come un evento istantaneo a causa dell’ingressione oceanica attraverso lo Stretto di Gibilterra. Una teoria che ha lasciato il segno sulla comunità scientifica, sulle future generazioni di ricercatori, e sull’opinione pubblica.
Con l’apertura del DSDP alla partecipazione internazionale nel 1975 (International Phase of Ocean Drilling (IPOD), Maria Bianca divenne una dei principali attori nella promozione della partecipazione al programma da parte di Paesi europei, oltre a Francia, Germania e Regno Unito. L’opportunità si è aperta con la nascita dell’Ocean Drillin Program (ODP), quando i cosiddetti ‘small European countries’ costituirono l’European Science Foundation (ESF) Consortium for Ocean Drilling (ECOD), riunendo cinque Paesi del Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia) e sette altri Paesi (Belgio, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera, Turchia). Maria Bianca Cita riuscì a identificare le risorse finanziarie presso il CNR, che hanno fatto dell’Italia il principale contributore di ECOD. E? stata la rappresentante italiana nell’ESCO (ESF Science Committee for the ODP) dal 1986 al 1996, e la ESCO Chair dal 1989 al 1992, con il Segretariato presso l’Università di Milano, nonché membro della PCOM (ODP Planning Committee) dal 1989 al 1992. Se la comunità scientifica italiana ha avuto e ha tuttora il privilegio di poter partecipare ai programmi internazionali di perforazione, questo è dovuto in gran misura a Maria Bianca Cita. Mancheranno il suo talento, la sua passione, la sua dedizione e il suo supporto generoso alla carriera di tantissimi giovani ricercatori.
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